Gli spazi del cuore

Non puoi costringere nessuno a rimanere nella tua vita.
E non puoi imporre a nessuno la tua presenza nella loro.
I sentimenti non sono forzature, imposizioni, obblighi o peggio abitudini.
Nel cuore di ciascuno di noi c’è posto per tanta gente, ma nessuno deve scavare, arrampicarsi, graffiare le pareti dei cuori altrui.
Non sempre ci si piace al primo colpo, spesso alcuni fanno ricredere, altri invece ci deludono dopo tanti anni.
Il cuore è un via vai di sentimenti, un groviglio di centinaia di persone che s’incontrano ogni giorno…la fermata di un pullman, dai.
Il bene è un’alchimia che non ha bisogno di spazi assegnati o prestabiliti.
Chi davvero conta crea uno spazio nella sua vita per te, senza nulla a pretendere.

Lina Maria Laface

L’amicizia ai tempi del 2.0

Dolì a volte appariva una donna d’altri tempi.
Da bambina le fu insegnato che per rispettare un’amicizia avrebbe dovuto essere sempre sincera.
Le venne detto che le amicizie più vere e durature non dovevano condividere le stesse passioni e tutte le ore del giorno, ma dovevano condividere le avversità.
Le fu ancora dimostrato come i rapporti migliori tra amici durano lontani chilometri di distanza, ma col cuore vicini.
E Dolì fece esattamente come le era stato insegnato.
Non sembra ricordare di aver tenuto per mano mai un’amica. Ma le abbraccia.
Mai ha comprato gli stessi vestiti oppure indossato gli stessi pensieri o peggio masticato le stesse parole.
Ha sempre sbandierato se stessa, sinceramente, da prendere o lasciare.
Non regali o pomeriggi di shopping, no.
Lei regala il suo tempo, le sue parole. Lo dissi in principio, Dolì pare d’altri tempi.
Sul suo cammino amici veri, persone che l’apprezzano, con altre invece ha dovuto amaramente incassare grosse delusioni.
Non si può essere amici con tutti. Si può essere però sinceri con tutti.
Dimenticavo, Dolì è molto testarda.
Ha perverato. A volte ha ancora incassato ed altre ha teneramente gioito.
Ciò che ha vissuto, lo ha insegnato ad altri più giovani o almeno ci ha provato.
Spesso si chiede se tutto ciò è sconfitta o vittoria. Falsità o verità. Opportunismo o lealtà.

Amicizia 2.0.
Postponi download.
Dolì resta quella di sempre. Tutto qua.

Lina Maria Laface

Fioretto

Per i credenti è tempo di Quaresima.
Settimane di penitenza e preghiera, riflessione e rinunce.
Molti decidono nelle settimane che precedono la Pasqua di rinunciare ad un piacere personale: il fumo, la nutella, il caffè…
In realtà, quest’anno credo proprio si dovrebbe rinunciare alla cattiveria.
Quella bramosia di potere ed egoismo che vedo attanagliare tutto ciò che mi circonda.
La vedo nei giovani adolescenti. Leggo e vedo scene che mi preoccupano.
Ragazzine acide, antipatiche, anti tutto in realtà. In controtendenza, contro una tendenza che non sanno, in sostanza, neanche qual è. Possibile l’ambizione più grande sia essere la reginetta di quel gruppetto che cerca d’imitarti in abbigliamento e make-up oppure il capo di quei branchi di maschi che camminano in fila, petto in fuori?
Rinunciate al fenomeno “copia-incolla”. Fate un fioretto: siate umili, semplici. Siate voi stessi.
Lasciate voci stridule, atteggiamenti tutti uguali. Distinguetevi!
Il mondo è triste. La gente è triste. Non credevo fosse vero.
Giorni fa, passeggiando per negozi, mi sono imbattuta in negozietti un pò isolati dal clamore del Corso centrale.
I commercianti dentro erano tristi: nessun cliente, un cellulare per ammazzare il tempo, gli occhi speranzosi puntati sulla strada.
Ho visto accendersi gli occhi, quando premendo sulla maniglia, sono entrata per misurare un paio di scarpe, credetemi, gli si sono illuminati. Uscita da lì, mi sono chiesta tante cose, troppe.
Credo non basti più fare a meno di sigarette o cioccolato. Ognuno dovrebbe fare un fioretto per sempre: meno odio, più bene.

Lina Maria Laface

La stanza grigia

Era diverso. Nient’altro da dire, aggiungerei.
Ogni qual volta lei entrava in quella stanza, le appariva tutto diverso.
L’avevano ritinteggiata, è vero, ma ciò era avvenuto da qualche tempo. Non doveva essere, quindi, questo il motivo.
Certo il bianco candido, rispetto al grigiume del fumo che vi aleggiava prima, faceva un certo effetto.
Lo aveva notato da subito, ma col tempo ormai c’aveva fatto l’abitudine.
In realtà, le stranezze le apparivano tali sin da quando giungeva al portone e, giuro, quello non era cambiato per niente. O forse, quando girato l’angolo si trovava in quella via, centralissima e trafficata, dal marciapiede stretto, malmesso e disseminato da pali ferrosi e da parcheggi improvvisati tra l’uno e l’altro palo, quasi a voler entrare direttamente con l’automobile dentro gli esercizi commerciali.
Un labirinto urbano, soliti nelle sue zone, che ben rispecchiava le tortuosità della mente di lei, mentre si dirigeva verso quel portone, intorno al solito orario per un pò di tempo, al pomeriggio.
Si arrovellò davvero il cervello. Voleva comprendere cosa in realtà le faceva apparire tutto diverso.
Dopo l’estate le bastò ritornarci e tutto a quel punto le fu chiaro.
Non era la pittura sulle pareti, neppure tutto ciò che prima campeggiava appeso sopra d’esse, un pò penzolante per l’adesivo consumato ed il tempo trascorso.
Come spesso si è solito dire, era l’aria ad esser cambiata.
Mancavano le nuvole di fumo che aleggiavano qua e là e, quasi a voler far un dispetto, s’intrufolavano sotto le porte opportunamente chiuse per impedirne il passaggio.
Mancava. La diversità che lei percepì stava nella mancanza.
Vivevano da poco quelle pareti binche per poter intrappolare su di esse quel fumo.
Ma non era solo questo. Mancò e mancò per sempre quel bofonchiare scontroso, incastrato tra i denti, quasi a sfidarsi con quel sorriso nerastro di sigarette.

Lina Maria Laface

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