.Fine

È tutto buio.
È tutto uguale. Informe.
È tutto buio, ma hai gli occhi aperti.
Il cuore batte forte, non sa quando smette.
Si ferma tutto, ma tutto intorno corre.
È l’abisso. Un grande tuffo.
Il vuoto è l’unica stanza che conosci.
Il silenzio è la sola poesia che ascolti.
È tutto buio, le mani sulla testa, un gomitolo imbevuto di tristezza.
Poche speranze, nessun sogno.
Tutto è buio.

Lina Maria Laface

La rincorsa

Intorno scompare un po’ tutto.
Ci sei tu e più in là un grosso buco, non vedi più oltre.
Stai fermo, ti guardi un po’ intorno,
osservi quel buco, lo studi.
Il tempo ti scorre veloce addosso.
Fai due passi indietro, un profondo respiro
il cuore ti sale su per la gola,
vorresti star fermo ancora ad aspettare,
ma hai già dato lo slancio alle gambe per andare
e corri,
fai un salto e voli nel buio.
Non tocchi più terra, fluttui nell’aria,
sei dentro un vortice che non ti lascia più andare.

Due mani forti ti vengono incontro,
le stringi ed il volo adesso è un viaggio profondo.

Lina Maria Laface

Il Buio

Il buio.
Un tuffo nel vuoto.
Poca rincorsa, molta paura.
Il cuore in gola e via…nel vuoto.
È tutto buio.
È tutto fuori. Fuori da me.
Un tuffo. Un salto. Un tonfo.
Un colpo sordo, come il mondo intorno.
Assenza.
Nebbia e paura.
Gli occhi allagati, la mente sospesa, di sotto il vuoto.
Il vento schiaffeggia il viso.
La forza abbandona le gambe.
Un tuffo nel vuoto.
Il buio.

In the box

Come si può rinchiudere una vita dentro scatole in una stanza chiusa e buia? Si chiese Dolì.
Capitò. Come quelle stranezze della vita in cui davvero pur aggrovigliando il cervello, non riesci a trovare una soluzione.
Andò così. Quella vita, quelle scatole e quella stanza sicuramente non avrebbero voluto essere lì.
D’improvviso si aprì un varco, la stanza ebbe un accesso: angusto e stretto. Dolì ebbe l’irrefrenabile voglia di impugnare una torcia e infilarsi lì dentro.
Immergersi in quella vita. Tristemente lontana.
Contro il tempo, contro lo spazio, contro un muro. Per riprendersi qualcosa che, in realtà, non potrà riprendersi più!

Lina Maria Laface

punto(di)vista

Era lì. Guardava.
Stupita ed ammaliata.
Osservava come se fosse per la prima volta là.
Quella città.
Le sembrava di possederla.
Averne sopra un qualche potere.
Poterla dominare.
Del familiare tra quel blu notte e l’arancione
le pareva di riconoscerlo.
Qualcosa le venne indicato, qualcos’altro lo ritrovò da sè.
Sembrava come un bollore nel buio.
Tutto fermo. Tutto in movimento.
Come un lenzuolo nero poggiato su un albero di Natale con le luci accese.
Come un film muto.
Un movimento silenzioso.
Un contorcersi lento di luci arancioni.
Un punto di vista diverso.
Mozzafiato.

Lina Maria Laface

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